PERCHÉ L’ITALIA VA A ROTOLI

Il declino dell’Italia è davanti agli occhi di tutto il mondo.

Declino morale, sociale, industriale, economico.

 

Cosa c’è che non va?

Tutto, si sarebbe tentati di dire, ed effettivamente se volessi menzionare qualche settore industriale che prospera mi troverei in difficoltà.

Il degrado italiano ha cause lunghe e complicate da analizzare ma che si basano su pochi chiari elementi:  

individualismo e completa mancanza di orgoglio nazionale,  

naturale attitudine a delinquere dei meridionali,  

mancanza di nerbo e rigore dei settentrionali. 

 

Quindi è un problema di carattere della popolazione e dalla sua educazione (o meglio: dalla mancanza di educazione): mancanza di rispetto verso il prossimo, individualismo, poca voglia di lavorare, disinteresse totale per il bene comune, tendenza a delinquere e per contro grande capacità di adattarsi e far fronte a gravi difficoltà, che però oggi non ci sono visto il benessere che anestetizza le famiglie.

 

Comincio dal declino MORALE.

Una volta il prete era l’autorità di ogni luogo. Ai bambini veniva inculcata la morale cattolica e il rigore dell’osservanza. Dopo la chiesa erano la famiglia e la scuola ad insegnare buoni comportamenti e disciplina. Ciò che i grandi avevano appreso da piccoli veniva tramandato alle nuove leve e così la tradizione si poteva perpetuare. L’ateo comunista era il diavolo.

Poi intervennero i rivolgimenti degli anni ’70. Il lassismo venne confuso con la libertà. L’anarchia demolì ordine e rispetto. Rivoluzionari con largo seguito tentarono di instaurare con la violenza un nuovo ordine bolscevico. 

Oggi il giovane cresce educato dalla televisione, dal telefonino, per il resto abbandonato a se stesso senza obblighi, privo di obbedienza e rispetto, libero di non lavorare, facile preda delle insulse ideologie dominanti che predicano sì bontà, accoglienza, condivisione, tolleranza, ma che in realtà dimostrano odio, discriminazione, emarginazione e violento disprezzo verso chi è ragionevole, concreto, organizzatore. (Basta ascoltare i ringhiosi esponenti rossi tipo Boldrini, Saviano, Toscani)

Nel SOCIALE si creò una gran confusione e disorientamento, i preti persero influenza. Le comuni si impadronirono della scuola, modificarono i programmi di insegnamento secondo ideologie comuniste, fu eliminata la selezione degli esami e ne uscì una generazione di somari. Questi a loro volta educarono (si fa per dire…) giovani inculcando un malinteso egualitarismo dove l’intelligente è pari al semplice. La Storia che si riduce alle imprese dei partigiani, il Rispetto che è dovuto solo ai “compagni” della stessa setta, (oggi, io anziano, mi sento dare del tu dalla cassiera del supermercato e dal giovane barista che mi serve il cappuccino, nelle spirito di “tutti compagni”) la filosofia di Carlo Marx che prevale su matematica, fisica e chimica, l’andare ad urlare in piazza che è più importante che andare al lavoro, fino all’aberrazione che sposare un maschio o una femmina è considerato indifferente.

 

E’ un dato di fatto che il sud d’Italia ha un’abitudine alla delinquenza estranea al nord. 

Criminalità che spazia a tutto campo, dall’imbroglio più innocuo come la raccomandazione per passare avanti agli altri fino al più efferato dei delitti. 

E’ un dato di fatto che i meridionali, cultori dell’impiego fisso statale hanno invaso incontrastati il nord e occupato tutti i posti pubblici. Fa parte del SOCIALE la prevalenza di meridionali negli uffici pubblici al nord, con il risultato di estendere l’inefficienza in aree altamente industrializzate che necessitano di sinergie con gli enti statali.

Un ulteriore fardello giunge dagli insegnanti meridionali anch’essi trasferiti nelle scuole del nord dove così i giovani settentrionali crescono educati come al sud.

Fa ugualmente parte del Sociale l’enorme farraginosa mole di leggi ideate e promulgate a getto continuo, leggi che contrastano poco gli imbroglioni e i delinquenti e per contro costano enormi risorse e ingabbiano gli onesti che vorrebbero lavorare e produrre proficuamente.

 

Volendo ricordare un po' di storia dell’Italia del passato, si potrebbe ripartire dal Risorgimento.

Dai Savoia e dal Piemonte partirono i primi impulsi a costruire l’Unità d’Italia. La neonata Nazione subito si confrontò con i vicini e si evidenziò la nostra ambizione di acquisire prestigio e rispetto internazionale. L’Italia si trovò faccia a faccia con la Francia nell’acquisire qualche spazio coloniale in nord africa fino a che si arrivò a partecipare alla Grande Guerra per liberare le regioni del nordest ancora sotto il giogo austriaco. Contemporaneamente ci fu un grande impulso allo sviluppo tecnico, scientifico e industriale per sostenere adeguatamente la politica del prestigio. Intanto i patrioti dovevano confrontarsi non solo con i nemici esterni ma anche con sabotatori interni socialisti e comunisti (cito solo l’episodio della corazzata Leonardo da Vinci fatta saltare in aria da un traditore il 2 agosto 1916, un anno dopo analogo episodio di sabotaggio che distrusse la corazzata Benedetto Brin).

Durante il fascismo l’Italia raggiunse il massimo della sua potenza industriale e molti episodi mostrarono al mondo l’eccellenza della scienza, della tecnica e dell’inventiva italiana. Purtroppo la nostra Patria poteva contare solo su intelligenza ed operosità, nella più totale penuria di materie prime, appannaggio di potenze più fortunate di noi. Era mancata anche la lungimiranza politica per acquisire influenza su paesi che avrebbero potuto rifornirci. Alla fine la megalomania di Mussolini portò alla disfatta. E là iniziò la dissoluzione dell’Italia, il contro-risorgimento.

 

Quando ero bambino l’Italia aveva 38 milioni di abitanti e usciva gravemente squalificata dal disastro di una guerra persa con ignominia e disonore. Tutti però di fronte alle distruzioni dissero basta e si rimboccarono le maniche per ricostruire. Veneto e Sud prolifici fornirono manodopera, in Lombardia, Piemonte, Emilia industriali lungimiranti ricominciarono ad organizzarsi. E tutto il sistema INDUSTRIALE ripartì in gran forma. Le divisioni furono momentaneamente accantonate e tutti si misero alacremente al lavoro: fu chiamato il “miracolo economico italiano”. Poi anno dopo anno lo Stato si gonfiò di funzionari parassiti aumentando l’ingerenza con regole e gabelle sempre più pesanti. I sindacati guidati dai comunisti avanzarono richieste esagerate per la competitività delle aziende (lo Statuto dei Lavoratori)ottenendo sempre ciò che volevano da governi orientati a sinistra, con il risultato di soffocare e strangolare l’industria già in difficoltà per i cambiamenti tecnici globali. 

A tutt’oggi i sindacati ancora non si sono resi conto che la lotta va condotta CON i “padroni” CONTRO la concorrenza aumentando i guadagni per il bene di tutti, mentre combattere i padroni danneggia le industrie per il male di tutta la nostra Italia, in un mondo dove ogni nazione bada a sé stessa approfittando delle debolezze degli altri.

L’Italia di oggi, in rapida decadenza si diluisce in Europa, costringe i cervelli e i lavoratori altamente specializzati ad emigrare, tenendosi a carico i milioni di giovani fannulloni, altri milioni di funzionari parassiti improduttivi e riempiendosi di altri milioni di negri e musulmani.

(Un episodio personale: tutti conoscono o dovrebbero conoscere le imprese che la nave “Artiglio” compì nel Canale della Manica nei primi anni ’30, meravigliando il mondo intero e quello anglosassone in particolare, con i ricupero dell’oro del “Egypt”  avvenuto in condizioni proibitive e riuscito solo grazie all’inventiva e alla determinazione dei palombari italiani. Oggi a Viareggio esiste la “Fondazione Artiglio Europa” che promuove il ricordo di un evento glorioso per l’Italia. Sono stato da loro onorato con un premio per il ritrovamento della corazzata Roma e continuo a collaborare per altri progetti, ma mi sono chiesto: perché “Europa” invece di Italia?)

 

Sul piano INDUSTRIALE il declino, iniziato negli anni 80 e proseguito fino ad oggi accelerandosi, è frutto dei soliti elementi caratteriali fortemente negativi prima fra tutti l’egoistica individualità, l’invidia e l’odio per colui che ha successo e sale, in definitiva la mancanza di rispetto per chi vale. Così si impedisce la formazione di grandi gruppi di lavoro coesi ed organizzati necessari per sviluppare industrie di valore mondiale.

(Abbiamo tutti assistito alla capacità della Francia di competere globalmente creando con il costruttivo concorso di tutti industrie colossali e strategiche con gli aerei, lo spaziale, il nucleare. I loro treni alta velocità si sono mangiati la nostra Breda Ansaldo ed il treno pendolino di nostra invenzione ma sempre in avaria per fabbricazione difettosa, ora è costruito dai francesi di Alstom. Altro esempio la piccola Corea del sud che in pochi decenni ha creato dal nulla industrie dell’automobile e dell’elettronica che oggi sono ai primi posti nel mondo come Samsung o l’ultima nata LG. E in cambio quante Fiat o Alfa Romeo circolano in Corea? Praticamente neppure una)

Le richieste eccessive dei lavoratori creano la conflittualità permanente sindacati-aziende che produce sabotaggio invece di sinergie, così mentre gli altri avanzano e occupano il mercato, noi ci tagliamo da soli l’erba sotto i piedi. 

(Incredibilmente emblematica la storia di Alitalia, carrozzone gestito da boiardi di stato, che sull’orlo del fallimento invece di essere aiutata dai propri dipendenti a superare le difficoltà cacciando i dirigenti corrotti, lavorando di più e con migliore efficienza, ha dovuto subire scioperi e blocco dell’attività, e oggi si trova in pasto a iene ed avvoltoi stranieri)

 

Aggiungo poi l’opera della Magistratura Italiana.

L’Istituzione è notoriamente un covo di personaggi che in barba al principio di imparzialità dei giudici non fanno mistero dei loro orientamenti politici, guarda caso tutti comunisti. Pubblici ministeri (meridionali e dichiaratamente di sinistra) come quel tale pugliese che vilipese la Real Casa Savoia, mettendo ingiustamente in galera il principe Vittorio Emanuele e rimase totalmente impunito di tanta tracotante incapacità. Altri che inviarono avvisi di garanzia al capo di governo Berlusconi in concomitanza di un G8 dando volutamente una immagine pietosa dell’Italia davanti alla stampa internazionale. Altri ancora che con un colpo di penna incriminano industriali che danno lavoro a migliaia di famiglie, bloccando così l’attività di industrie vitali. 

Si vedano ad esempio le condanne penali dei Thyssen Krupp e quanto accaduto ai Riva addirittura espropriati della storica secolare acciaieria Ilva che si trova ora sulla via della dissoluzione e dello spegnimento per l’ultimo “ricorso” del barbuto giudice comunista locale.

Mentre, notizia di oggi 8.1.2018Dirigenza Finmeccanica assolta dall’accusa di corruzione verso l’India. Da ricordare che l’India alla notizia dell’avviso di “garanzia” dei nostri pubblici ministeri aveva immediatamente rotto il contratto per una importante fornitura di elicotteri, mettendo poi in black list tutta l’industria pubblica italiana. Ma già: i magistrati perseguono la loro carriera personale, cosa importa a loro della reputazione dell’Italia o il benessere dell’industria italiana? In altre circostanze sarebbero inviati ai lavori forzati come traditori della Patria.

(Gli avvisi di garanzia non dovrebbero esser pubblicati per non mettere a rischio reputazione e attività del destinatario prima del giudizio e della condanna, ma superfluo osservare che il giudice di turno si serve proprio della pubblicazione per apparire sui giornali, guadagnando popolarità in vista del successivo passaggio alla politica. Chi ha fatto il conto degli ex magistrati, tutti invariabilmente meridionali e “progressisti”, in parlamento? E cosa ci si può attendere da un popolo che si lascia manipolare da astuti profittatori?)

Non oso neppure fare un elenco dei magistrati che con incriminazioni fasulle hanno sfruttato la notorietà dei giornali per entrare in politica, guarda caso tutti meridionali e comunisti (mafiosi rossi li chiamo io, capaci di organizzarsi per sfruttare la loro posizione pubblica a scopi personali, anche con la violenza verbale. Un esempio per tutti quel napoletano de Magistris in coppia con quell’altro bell’elemento De Luca, che invece di organizzare la loro regione con inceneritori di immondizia e risolvere un problema drammatico, proclamano la disobbedienza alle leggi a suon di insulti verso il ministro Salvini per accogliere clandestini sempre violando la legge.)

Ovvio che gli investimenti italiani in imprese di rischio siano scoraggiati da quest’atmosfera pestilenziale che opprime i cosiddetti “padroni” ovvero i coraggiosi imprenditori senza i quali sopravvivono solo imprese fallimentari. Quando possono vendono e se ne vanno altrove (vedi Fiat non più storicamente a Mirafiori ma ora basata all’estero)

 

Infine, elemento sottovalutato da tutti: la latitanza dei giovani

Il benessere ha abituato la generazione sotto i 40 anni a vivere allegramente a spese dei padri o addirittura dei nonni (con il concorso del giudice, che impone alla famiglia del trentenne, che poverino non lavora, di corrispondere congruo assegno mensile)conclusione? Nessuna necessità di trovarsi un lavoro. Nessun apprendistato per imparare un mestiere. 

Le conseguenze si vedranno negli anni a venire: una generazione di italiani perduta.

A dimostrazione di quanto detto c’è da rilevare che il buon nome dell’Italia non è più legato alla tecnica e all’industria ma dipende dal patrimonio artistico e paesaggistico ereditato e dall’inventiva artistica di pochi grandi personaggi: la moda, scarpe, occhiali, gastronomia. Il lavoratore italiano sarà sempre più un servo: sarto, cameriere, cuoco, albergatore.